La saggezza delle lacrime
Una Chiesa che condivide le lacrime della gente
Nel Vangelo di Luca Gesù dice alle figlie di Gerusalemme che piangono alla sua vista: “Non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli” (Lc 23, 28).
Vorrei dedicare la meditazione di questa sera sull’importanza delle lacrime, ossia del piangere.
«Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere ha capito i nostri drammi». Da qui si comprende perché «certe realtà si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime» (Papa Francesco)
Piangere riveste una dimensione tipicamente umana e inesorabile, quella della sofferenza, che non risparmia nessuno. Nasciamo piangendo.
Il significato delle lacrime nel mondo antico
Nel mondo antico piangere non significava dimostrarsi deboli, il pianto era considerato anzi manifestazione profonda dei propri sentimenti di dolore, frustrazione, nostalgia. Le lacrime sgorgano dal cuore:
Le lacrime ricorrono costantemente nella Bibbia, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, investendo una gamma di sentimenti talmente ampia da risultare inimitabile nelle altre fonti. Il pianto investe uomini e donne di ogni condizione. Sono lacrime di pentimento, di supplica, di consolazione, di angoscia ma anche di condanna, quando Gesù allude al destino riservato ai dannati che andranno là dove vi sarà “pianto e stridore di denti” (Mt 13,42). Le lacrime sono al centro del libro delle Lamentazioni. Nei Salmi, in particolare, le lacrime sono effetto del pentimento o della consolazione. Dio raccoglie le lacrime di ciascuno in un otre e non ne perde neppure una (56,9) e qui riecheggiano le parole dell’Apocalisse: “…ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate” (21, 3-4).
Anche Gesù ha pianto
Maria Maddalena piange quando lava i piedi di Gesù con le sue lacrime e piange Pietro quando al cantar del gallo realizza il suo tradimento. Le lacrime più preziose sono certamente quelle della Vergine: quelle di una madre per il Figlio e per ciascuno dei suoi figli.
Anche Gesù piange, accogliendo in sé ogni aspetto dell’essenza umana, partecipandone fino in fondo.
Molti santi hanno avuto il dono delle lacrime, rivivendo le emozioni che furono di Gesù stesso, il quale non trattenne o nascose le lacrime sulla tomba dell’amico Lazzaro, alla vista del dolore di Marta e Maria, o alla vista di Gerusalemme nei suoi ultimi giorni terreni.
Nei Vangeli non si parla mai del riso di Gesù, ma del suo pianto sì. Papa Francesco ha ricordato i passi dei Vangeli in cui il Signore piange: nel Vangelo di Giovanni (11,32-44) sull’amico Lazzaro; in Luca (19,41) mentre si avvicina a Gerusalemme e ne profetizza la distruzione; in Matteo (26, 36-46) e Marco (14, 32-42), durante la preghiera e l’agonia nel Getsemani, Gesù manifesta la sua angoscia e la tristezza senza pianto, mentre nella Lettera agli Ebrei 5,7 si parla di “forti grida e lacrime”.
Le lacrime, dimensione tipicamente umana.
Ciascuno di questi tre momenti sono resi in modo diverso nel testo greco. Nell’episodio di Lazzaro Gesù versa lacrime in un pianto silenzioso.
Le lacrime, come scrive il monaco copto Matta El Meskin, sono il segno del pentimento, il pegno della conversione. Lavano il cuore, purificano le membra, guariscono l’anima malata.
Il penthos, la contrizione, le lacrime sono il segno che il cuore di pietra si sbriciola, si frantuma e lascia pulsare un cuore di carne, capace di accogliere la tenerezza misericordiosa di Dio. Per questo le lacrime erano ritenute dai padri della Chiesa come un “secondo battesimo”, una purificazione del cuore, un’attestazione di amore verso il Signore, una domanda di riconciliazione e perdono. Non saper piangere il peccato commesso era ritenuto un impedimento alla grazia e per questo, ancora nei libri di preghiere affidati alla mia generazione, vi era una preghiera “per ottenere il dono delle lacrime”. Le lacrime, infatti, sciolgono il cuore di pietra e vincono l’aridità che ci rende rigidi, sterili e incapaci di compassione: versare lacrime umanizza, mentre non saper piangere è disumano. Nella vita spirituale cristiana occorre dunque accogliere l’esperienza delle lacrime, del pianto quale pentimento per il proprio operare. Isacco il Siro scrive in proposito: “Le lacrime versate durante la preghiera sono un segno della misericordia di Dio della quale l’anima è stata ritenuta degna nel suo pentimento: il pentimento è accolto e la preghiera attraverso le lacrime purifica, lava da ogni peccato commesso”.
Il dono delle lacrime non è solo quando gli occhi piangono, ma anche quando a piangere è il cuore. Il nostro cuore si commuova davanti alla presenza del Signore. Chi si comunica tra le lacrime fa esperienza della guarigione interiore.
La psicoanalista Julia Kristeva, non credente, diceva che quando un paziente depresso arrivava a piangere sul divano, accadeva una cosa molto importante: stava cominciando a prendere le distanze dalla tentazione del suicidio perché le lacrime non narrano il desiderio di morire ma “la nostra sete di vita.
Piangere quindi fa bene ma prima è necessario imparare a piangere davvero e smettere di frignare!
Il nostro tempo sembra attraversato da due estremi. Un’aridità totale che chiude le persone in se stesse, le rende addirittura ciniche, indifferenti a chi soffre e ha bisogno di aiuto. Niente ci commuove, dobbiamo prima pensare a noi stessi, alle nostre esigenze, ai nostri problemi. Da questa mancanza di lacrime si passa talvolta agli occhi lucidi guardando un film o una telenovela, seguendo in tv e sui giornali il racconto di una tragedia a lieto fine come quella dei ragazzi thailandesi salvati dopo 18 giorni in una grotta.
Non che ci sia nulla di male in questo genere di lacrime, che rischiano però di essere fittizie. Ma ci sono anche quelle finte, le cosiddette lacrime di coccodrillo, versate per ottenere qualcosa. E ci sono le lacrime vere, che i padri della Chiesa definivano «un dono».
Le lacrime che partono dal cuore significano uscire dall’anestesia, sono il risveglio della sensibilità, della capacità di patire e di compatire».
PREGHIERA PER OTTENERE IL DONO DELLE LACRIME
O Dio onnipotente e mitissimo, che hai fatto scaturire dalla roccia una fonte d’acqua viva per il popolo assetato, fa uscire dalla durezza del nostro cuore lacrime di pentimento: affinché possiamo piangere i nostri peccati e meritare, per Tua misericordia, la loro remissione.
don Pasquale