Se il quartiere S. Girolamo non mi ha visto nascere, certamente ha visto crescere e maturare la mia persona e la mia scelta di diventare prete.
Sono nato, infatti, in un quartiere del centro di Bari (rione Carrassi), e all’età di cinque anni (1972) la mia famiglia si trasferì nel quartiere S. Girolamo. Mi accostai per la prima volta alla Parrocchia del nuovo quartiere per frequentare i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana e qui ho ricevuto confessione, comunione e cresima.
Ricevuti i sacramenti non sono “scappato via dalla parrocchia”, ma pian piano ho prestato la mia collaborazione a vario titolo. Tra le altre cose sono stato anche catechista dei ragazzi che, a loro volta, desideravano diventare cristiani e ricevere i sacramenti. Fu proprio in quegli anni 80 che iniziai a capire meglio l’identità, anche oscura, del quartiere dove mi ero, nel frattempo, pienamente inserito anche a motivo della frequenza scolastica.
Mi riferisco al fatto che alcuni familiari o stessi fratelli di miei amici di scuola o ragazzi che venivano in chiesa talvolta rimanevano coinvolti in fatti incresciosi, talvolta feriti, e in qualche altro caso qualcuno ci “rimetteva la pelle” a motivo di eterni conflitti di rivalità o “controllo del territorio”.
Conseguito il diploma di scuola superiore, dopo una breve esperienza lavorativa, nel 1988 all’età di 21 anni entrai nel Seminario Regionale di Molfetta per compiere gli studi filosofici e teologici, terminati i quali, nel maggio del 1994 fui ordinato sacerdote.
Nella chiesa di S. Girolamo ho celebrato la mia prima messa il 22 maggio 1994. Per diciotto anni sono stato lontano da questo quartiere per prestare la mia opera in diverse altre realtà della Diocesi di Bari-Bitonto, secondo le indicazioni dei miei Vescovi. Alle esperienze vissute ho sempre associato lo studio personale che mi ha portato a conseguire la licenza in Sacra Teologia presso l’Università di S. Giovanni in Laterano a Roma, la Laurea in Scienze della Formazione presso l’Università di Bari e il Dottorato di Teologia presso la Facoltà Seraphicum in Roma.
Nel 2011 l’arcivescovo Cacucci, inaspettatamente mi chiese di interrompere l’esperienza pastorale che stavo vivendo a Mola di Bari da appena 6 anni, presso la Parrocchia S. Maria di Loreto, per “tornare a casa” per tanti motivi ma, soprattutto, perché conoscevo abbastanza le dinamiche del territorio e la gente che avrei dovuto seguire nella “nuova veste” di Padre e Pastore-guida.
Dopo 18 anni di nuovo a “casa”
All’inizio ero molto preoccupato al pensiero di tornare nel mio quartiere, che ben conoscevo e che non avevo mai perso di vista nel corso degli anni, a motivo del mio frequente ritorno in famiglia. Non nascondo le mie forti titubanze e incertezze iniziali quando si trattava di reimpostare i rapporti, specie con tanta gente che rivedevo dopo tanti anni e che dovevo aiutare ad accettarmi non più e solo come “vecchia conoscenza del villaggio”.
Ho dovuto quindi imparare a smantellare dalla mia mente anche idee e preconcetti del passato che correvano il rischio di pregiudicare il presente profondamente trasformato.
In compenso riconosco che ho impiegato molto meno tempo a compiere queste “operazioni di conoscenza e adattamento alla nuova realtà” e che qualche altro invece al mio posto ci avrebbe impiegato “qualche annetto in più”.
Si, devo attestare che nel corso di un ventennio S. Girolamo ha vissuto una profonda e intrinseca trasformazione a vario livello.
Penso a tanta microcriminalità di un tempo che nel passato ha tanto danneggiato e seminato pericolo e paura (anni 70 – 80) oggi pressoché scomparsa. In passato infatti si registravano violenze e scippi per strade, e frequenti “visite inaspettate” negli appartamenti, che ora non si verificano quasi più o per lo meno con più rarità. Erano tempi in cui si amava distruggere tutto: macchine, alberi, panchine, cancelli, porte, eccc..
La descolarizzazione era un’altra piaga sociale molto alta, e lo stile di frequenza scolastica era molto basso. Gli insegnanti designati a svolgere il loro mestiere nelle scuole elementari e medie di S. Girolamo accettavano malvolentieri l’incarico e vivevano spesso nell’attesa e nella speranza di poter quanto prima scappar via dal territorio periferico e marginale della città di Bari in oggetto, anche per evitare di incorrere in pericoli e responsabilità disciplinari a motivo di situazioni e contesti a volte ingovernabili come conseguenza di una certa delinquenza minorile abbastanza accentuata.
In ogni caso, se questo può ritenersi un progresso raggiunto, l’accresciuta macrocriminalità è un cancro che si è aggravato sempre più negli anni, e speriamo non in forma irreversibile!
Dopo un ventennio circa le cose, dunque, sono profondamente migliorate ma anche peggiorate!
A mio parere dobbiamo “accendere i riflettori” sulle cose che quotidianamente ci permettono di non ritenere il vivere a S. Girolamo “missione impossibile”.
Le scuole non solo funzionano bene, ma le stesse famiglie anche di nuovo insediamento sul quartiere che frattempo si è triplicato a livello demografico (da circa 4000 oggi ne conta più 15000 tra S. Girolamo-Fesca), non iscrivono più i loro figli presso altre scuole del centro città ma preferiscono avvalersi del buon livello che il servizio scolastico complessivamente offre.
In definitiva se è vero che la cronaca, specie recente, con i fatti incresciosi che registra non pone il nostro quartiere a livello di “indice di gradimento”, è vero anche che sarebbe un grave errore considerare il quartiere S. Girolamo da scartare come ipotesi di possibilità per una nuova situazione abitativa.
Personalmente ne sono testimone di tanti figli che, sposati, hanno trovato prima casa altrove e dopo qualche anno hanno fatto di tutto per ritornare al quartiere S. Girolamo acquistando, con difficoltà economiche rilevanti, una nuova abitazione perché affezionati ai luoghi, persone, ambienti dove hanno trascorso la loro infanzia e sono cresciuti.
Lo sforzo che da qualche anno stiamo facendo è quello di “agire in rete” attraverso un cammino sinergico ma anche diverso in quanto rispettoso delle specifiche competenze e grado di attività, ma, anche lì dove e quando è possibile, mettere insieme le risorse umane quali, ad esempio, i ragazzi e i bambini, i quali sono molto volenterosi e spesso rispondono con generosità collaborativa e tanta allegria ai vari inviti loro rivolti, che li coinvolgono in attività più svariate, anche se talvolta si vedono costretti a sperare di poter contare sulla disponibilità dei genitori nel volerli, o meno, accompagnare. Sono personalmente convinto che saranno proprio loro a contribuire nel futuro a dare un volto nuovo al nostro quartiere.
La Parrocchia pur non essendo, dunque, la sola realtà che vi opera nel quartiere, non si stanca di essere la “casa di tutti”, una comunità al servizio di anziani, adulti, giovani e bambini che vogliono impegnarsi a proporre qualcosa di bello, salutare e divertente.
È vero che mancano nel quartiere luoghi e momenti di ritrovo, ragion per cui la stessa comunità parrocchiale, oltre a curare la formazione specifica di ciascuno alla fede e a offrire momenti ben curati a livello di preghiera e di celebrazione, non si sottrae allo sforzo di offrire all’intero quartiere momenti belli come la Festa del suo Santo Patrono S. Girolamo, il Presepe vivente a Natale (giunto quest’anno all’undicesima edizione che ha visto la presenza, tra tanti altri del nostro Arcivescovo Mons. Cacucci e del nostro Sindaco Antonio Decaro), corteo in maschera per tutti come domenica prossima, giochi vari organizzati in tempi diversi dell’anno, uscite per campi estivi come i ragazzi dell’associazione scout che da anni vi opera, e tanto altro ancora.
Più ottimismo e voglia di collaborare in forma disinteressata e senza scopi di lucro, o benefici personale da ricavare, permetterebbero all’intero quartiere di “risorgere” e mostrare un volto ancora nascosto dalla polvere, dal fumo e dalle chiacchiere che talvolta serpeggiano e corrodono il bello che c’è e che può ancora venire.
Bari, 10 febbraio 2015
Don Pasquale Zecchini
Intervista rilasciata da don Pasquale ad un quotidiano locale in data 10 febbraio 2015.