Viviamo un giorno di grande gioia in cui rendere grazie al Signore. Il lungo tempo intercorso dall’inizio della sua progettazione sino ad oggi rendono la festa ancora più sentita. Tanti sacrifici e tanta attesa oggi trovano coronamento in questa liturgia splendida e ricca di luce divina.
Tradurre nella vita la simbologia di questo tempio, che si radica tra le case degli uomini per essere spazio di grazia,è la sfida che ci attende come comunità.
San Girolamo prima di essere un tempio, un edificio sacro, è stato pensato e desiderato alla viglila degli anni ‘60, dall’arcivescovo Nicodemo, come realtà dove edificare una comunità, che nell’amore vicendevole,creasse spazi di vicinanza e di comunione, in un territorio periferico della città, in continua espansione
È nei primi anni 90 che prende corpo la decisione di dare vita ad una Chiesa ampia che risponda alle esigenze del territorio. Sarà l’arcivescovo Cacucci a istruire la pratica e ottenere i regolari permessi per avviare i lavori che oggi trovano il loro completamento.
Tanti sono i nomi da ricordare per il molto o per il poco donato, ma la gratitudine per ciascuno la versiamo nel Calice della benedizione perché tutto risplenda della gloria di Dio e si attesti come un’autentica Eucaristia offerta al Padre.
Vivere questa liturgia è immergersi nella simbologia dei riti che parlano da sé e ci conducono a comprendere, nella loro ricchezza, come questo spazio che dedichiamo al Signore sia spazio generativo per la nostra vita, spazio dove Dio desidera incontrarci e accompagnare il cammino di donne e di uomini, rendendolo fecondo e generativo di vita per tutti.
Questa chiesa non vuole essere uno spazio asfittico, chiuso, ma realtà aperta in cui ogni uomo, ogni donna possano trovare un respiro di vita e, nell’incontro con Dio e i fratelli, sentirsi accolti e amati.
La solennità che celebriamo ha in sé un atto, quello del dedicare una chiesa, ma cosa vuol dire?
Immaginiamo la nostra vita e pensiamo a quante volte parlando di qualcuno o qualcuna abbiamo detto: “quella è una persona dedicata alla famiglia, al suo lavoro, ai figli, alla casa”; intendendo sottolineare un amore privilegiato, direi esclusivo, per un determinato compito che viene avvertito come una missione caratterizzante la propria vita.
Ebbene oggi dedicando la chiesa e il suo altare, indichiamo questo spazio come realtà sacra, casa di salvezza e di grazia, proprio come abbiamo affermato nell’orazione colletta che ci ha introdotto:
Dio onnipotente ed eterno,
effondi su questo luogo la tua grazia,
e concedi il dono del tuo aiuto a coloro che qui ti
invocano, perché la forza della tua parola e dei sacramenti
confermi nella fede il cuore di tutti i fedeli
Carissimi, stiamo vivendo un momento in cui siamo protagonisti e non spettatori, le pietre che disegnano e significano questo spazio ci richiamano la nostra vita di fede in maniera eloquente e meravigliosa.
Il fonte battesimale, l’ambone, l’altare, la sede della presidenza, ci parlano di un cammino da personalizzare,in cui riscoprire la nostra identità di credenti chiamati a divenire il vero tempio dello Spirito in cui il Signore desidera abitare, così come ci ha ricordato la liturgia della parola attraverso l’apostolo Paolo:
Fratelli, voi siete edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come
un saggio architetto io ho posto il fondamento; un
altro poi vi costruisce sopra.
Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti
nessuno può porre un fondamento diverso da
quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
La liturgia che stiamo vivendo ci riporta a Gesù Cristo e, se la preghiera di Dedicazione che stiamo per elevare a Dio ne è il cuore, la celebrazione del sacrificio di Cristo santificherà questo altare e la chiesa, nella quale siamo raccolti.
Resi santi dall’amore di Dio in Cristo siamo chiamati a santificare il mondo. Il Crisma che scenderà copioso sull’altare santificandolo, santifica tutta la chiesa non solo nelle sue mura ma in ogni fedele che oggi partecipa a questa liturgia e che qui si ritroverà per vivere con i fratelli la sua lode al Signore.
Lasciamoci travolgere dalla grazia e, inebriati dal profumo del crisma, viviamo con ardente amore e trasporto il mistero eucaristico, per risorgere a vita nuova e testimoniare la vita santa del Vangelo.
Diveniamo pietre vive e uniti a Cristo, pietra angolare,edifichiamo il tempio vivo di Dio.
Diveniamo Chiesa nella capacità di lasciarci trasformare dalla Parola e dalla grazia dei sacramenti, imparando a camminare insieme verso il Signore che viene.
Don Tonino Bello affermava:
Se segniamo il passo, è perché ci manca il conforto di compagni di strada. Non ci sentiamo strumenti inseriti nella coralità di una orchestra.
Eseguiamo, forse anche alla perfezione, ognuno il proprio spartito: ma i suoni si accavallano senza comporsi mai nell’armonia del concerto. Diamo prove di bravura personale, ma non di organicità collettiva. Esibiamo scampoli di virtuosismo, ma non prove di virtù, con il risultato tragico che spesso sperimentiamo: ogni volta che si annulla l’avverbio “insieme”, si annulla anche il verbo “camminare”.
È bene ricordare che, per noi Chiesa, quell’insieme non è solo una condizione ineludibile per camminare, ma esprime un modo sostanziale per “essere”. Se l’albero è la Trinità, mistero di comunione, la Chiesa, che su questo albero matura, non può vivere la disgregazione delle persone, altrimenti non è Chiesa.
Appartenere alla Chiesa non significa occupare spazi o rivendicare ruoli, bensì vivere la stessa passione che Cristo ha avuto per l’uomo, per le sue potenzialità e le sue fragilità, per le sue speranze e le sue attese.
Auguri Comunità di San Girolamo… Sii Chiesa di Cristo!
E così sia