Meditazione Venerdì Santo 2025

La tunica indivisa e la rete che non si spezza

«La tunica di Cristo fatta a pezzi dalle divisioni nella Chiesa»

La tunica “di Cristo”, conservata a Treviri

La Passione secondo Giovanni domina il Venerdì Santo.

Nel suo Vangelo l’apostolo usa due volte soltanto il verbo schízo, dividere: per descrivere la tunica di Gesù, durante la passione, e la rete di Pietro, dopo la risurrezione.

Tutte e due sono indivisibili. La traduzione italiana non lascia vedere l’impiego dello stesso verbo, come invece nel greco: della tunica è detto che era tutta d’un pezzo e quindi i soldati decisero di non dividerla; della rete di Pietro si dice che non si strappò. In ambedue i casi nessuna divisione, nessuna schizofrenia.

La tradizione ha visto nella tunica indivisa di Gesù il simbolo della Chiesa. Le vesti furono divise in quattro parti, scrive Agostino, a indicare che la Chiesa è diffusa ai quattro venti. La tunica non viene stracciata perché la Chiesa, cattolica e sparsa nel mondo, rimane sempre una.

“Questo mistero dell’unità – scrive san Cipriano – questo vincolo della concordia… viene raffigurato quando nel Vangelo la tunica del Signore Gesù Cristo non viene affatto divisa né stracciata… Non può possedere le vesti di Cristo colui che scinde e strazia la Chiesa di Cristo… Col mistero della tunica e col simbolo di essa, Cristo raffigurò l’unità della Chiesa”.

Similmente accadde alla rete di Pietro durante la pesca miracolosa dopo la risurrezione. Aveva pescato 153 grossi pesci, tuttavia la rete non si strappa, rimane unita, proprio come la Chiesa.

Noi, invece, con i nostri comportamenti, finiamo col ferire la fraternità e la comunione ecclesiale!

Si potrebbe dire che la tunica di Cristo è stata fatta a pezzi dalle divisioni tra le Chiese, ma quel che non è meno grave è che ogni pezzo della tunica è spesso diviso, a sua volta, in altri pezzi. La constatazione delle nostre divisioni, piuttosto che ad un atteggiamento di rassegnazione, deve spingerci con più forza a risanarle.

Come possiamo notare, dunque, la “cattiva condotta” o il “tradimento” non è solo opera di Giuda o di Pietro!

Una sorte di esame di riparazione si addice ai due “Traditori”, ma anche a ciascuno di noi (chi più, chi meno).

Ma sappiamo che per Giuda non si può fare più nulla, mentre Pietro può ancora “redimersi”.

Santa Teresa del Bambino Gesù faceva riferimento alla vita di Pietro in questi termini: «Capisco benissimo che San Pietro sia caduto. Il povero San Pietro confidava in sé stesso invece di confidare unicamente nella forza di Dio (…). Sono convinta che se San Pietro avesse detto umilmente a Gesù: “Concedimi la forza di seguirti fino alla morte”, l’avrebbe ottenuta immediatamente (…). Prima di governare tutta la Chiesa, che è piena di peccatori, gli conveniva constatare nella sua stessa persona quanto poco l’uomo può fare senza l’aiuto di Dio» (Santa Teresa del Bambino Gesù, Ultimi colloqui, 7-VIII-1897).

Non dimentichiamo mai che sulla Croce Gesù ha “canonizzato” un peccatore convertito, “Oggi sarai con me in Paradiso”, e per tutti ha chiesto misericordia: “Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno”.

don Pasquale

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