Una comunità tra le difficoltà ansie, progetti e speranze 1958 – 1968
S.E. Mons. Enrico Nicodemo, Arcivescovo di Bari, il 30 aprile del 1958, constatata I’urgenza dell’assistenza spirituale della zona, decide di aprire al culto la Parrocchia gia’ canonicamente istituita il l8 gennaio 1958.
Viene designato il Parroco nella persona del Sac. Vito, Nicola, Antonio Diana. nato in Bari nel 1931 ed ivi ordinato Sacerdote il 15 luglio 1956. Il giorno 8 maggio S.E. Mons. Nicodemo, avendo deciso di aprire al culto, sia pure in sede provvisoria, la Parrocchia, da’ ordine al Parroco di reperire un locale idoneo da prendere in fitto. Il Parroco con grande impegno trova che la villa, con annesso garage, di proprieta’ della sig.ra Maria Ortolani in De Pinto, puo’ assolvere tale funzione; pertanto , il 24 maggio 1958 viene stipulato il contratto di affitto per la durata di due anni per L. 30.000 mensili. La villa fungera’ da canonica, mentre il garage sara’ trasformato in Cappella.
Si procede subito ai lavori di adattamento della villa e del garage e del reperimento delle cose necessarie per una Parrocchia. I lavori procedono e il garage viene trasformato in Cappella e l’8 giugno 1958 viene celebratala prima Messa. Con Solenne Cerimonia S.E. Mons. E. Nicodemo, il giorno 15 Giugno 1958, conferisce il possesso canonico al primo Parroco di S. Girolamo alla presenza di autorita’ e clero, nonch� di numerosi fedeli che gremiscono il piccolo luogo consacrato. La cerimonia si conclude, dopo parole di circostanza del nuovo Parroco e del- l’Ecc.mo Arcivescovo, con il canto del “TE DEUM” e la benedizione Eucaristica. Iniziano le attivita’ pastorali non certo facili; nella Cappella garage si celebrano quattro Messe festive, nella zona di Fesca nella Chiesa intitolata “Madonna Addolorata” di proprieta’ dei sigg. Violante, viene istituita la messa domenicale e la funzione vespertina; un’altra celebrazione della Messa domenicale viene istituita nella chiesetta di s. Antonio di proprieta’ dei Sigg. Catacchio. Prosegue la preparazione della prima Comunione. Prezioso e’ l’aiuto delle Suore della Congregazione del Prez.mo Sangue, le quali in numero di cinque raggiungono la Parrocchia con la propria auto spostandosi dal rione Picone. Successivamente il Parroco si accolla anche la responsabilita’ della Messa festiva, che gia’ da anni si celebra nella Cappella della “Madonna della Strada” di proprieta’ dell’A.N.A.S. Il numero delle Messe festive sale a sette; il Parroco mette a disposizione la sua Fiat 500, per prelevare dall’Istituto salesiano Redentore, dai conventi dei Padri cappuccini, da chiese e Istituti, Sacerdoti disponibili per celebrare nei giorni festivi la S. Messa.
Nell’ottobre del ’58 nascono i primi nuclei di Azione cattolica con Associazioni di uomini, donne, e giovani’ Nei mesi successivi, l’Ufficio Tecnico Diocesano, ottenuta l’approvazione della Commissione di Arte Sacra e del Ministero ai Lavori Pubblici, porta a compimento la pratica’ per cui con la Legge 64 Romita viene finanziato il rustico di un complesso parrocchiale.
I lavori vengono affidati alla Ditta del Geom. Vito Amatulli di Conversano, con la direzione dell’Ing. Angelo Baldassarre. Terminato il rustico, i lavori vengono sospesi e ripresi un mese dopo lentamente e in economia’ Gli sforzi del Parroco sono rivolti, intanto, alle rifiniture del complesso parrocchiale, e particolarmente al riferimento interno della sala che sara’ adibita a chiesa, di un locale ufficio-sacrestia e di tre stanze per la sua abitazione’ Buono e’ l’aiuto finanziario di Mons. Arcivescovo. I coniugi Modugno, inoltre, offrono i mattoni per il pavimento della chiesa; la Ditta Vito Alfieri Pollice l’impianto elettrico; mentre il Sac. V. Fiore e la famiglia Mercoledi’ santo si rendono benemeriti di gran parte della suppellettile Sacra. Il disavanzo (di L.’ 1’500’000) viene ricoperto con effetti cambiari a firma del Rev. Parroco che confida nella Divina Provvidenza’ Il z4luglio 1959 Mons. Nicodemo inaugurala. Sala Parrocchiale adibita a chiesa , alla presenza di autorita’ religiose e civili’ La Chiesa appare rifinita al suo interno. Durante la celebrazione della S. Messa. nell’omelia. Mons. Arcivescovo esorta il popolo a frequentare la Chiesa e a collaborare con il Parroco e alle autorita’ presenti chiede maggior aiuto e interessamento per il quartiere periferico.
I lavori procedono con pochissimo danaro; il Parroco decide di trasferirsi dalla canonica provvisoria della villa, nei tre vani e accessori della Parrocchia, rifiniti soltanto in parte all’interno.
Mancano ancora alcune porte, serrande avvolgibili e lucidatura al pavimento, ma e’ necessario sgravarsi dal fitto di L. 30.000 mensili per alleggerire la pressione economica. Gli uomini di Azione Cattolica si alternano nei turni notturni per vigilare il complesso parrocchiale. Nel mese di novembre del ’59 si installano rattative con la Giunta Comunale; l’Ispettorato Scolastico e la locale Direzione Didattica bramano l’utilizzo delle aule del piano superiore della Parrocchia, usate per la Scuola di Catechismo Parrocchiale, a vantaggio delle scuole elementari. Le trattative si concretizzano nel mese di marzo del ’60 con la richiesta della somma di L. 4.500.000 anticipato per il periodo I ottobre ’60 – 30 giugno ’68, con la qual somma il Parroco provvedera’ a completare i lavori. _La notte di Pasqua del ’60 i fedeli con fervore e concorso partecipano alla Veglia Pasquale per festeggiare anche il completamento del numero dei nuovi banchi moderni di tipo svedese, che, nella loro struttura, costituiscono una novita’ assoluta per Bari.
La comunita’ parrocchiale nei primi giorni del mese di giugno del ’60 avvia i preparativi per la lu Santa Visita Pastorale che S.E. Mons. Arcivescovo dovra’ effettuare il g. 12 dello stesso mese; il Parroco indirizza ai fedeli della Parrocchia il programma della Visita e li esorta a prepararsi spiritualmente partecipando agli incontri del triduo, presieduti dai Padri Comboniani. Nel mese di settembre del ’64 arriva in Parrocchia un aiuto per il Parroco nella persona del Sac. Antonio De Santis che presta la sua opera per circa un anno. Nel mese di ottobre del ’65 I’Arcivescovo nomina come Vice Parroco il Sac. Rocco Lorusso; anch’egli sosta in Parrocchia per circa un anno. Dopo ben nove anni di permanenza in Parrocchia, il Parroco Don Vito Diana il 15 settembre del ’67 viene trasferito. L’Arcivescovo affida il compito di guidare la Parrocchia al Sac. Nicola Pascazio che diventa cosi’ il secondo Parroco di S. Girolamo. Il 7 ottobre ’67 davanti ai fedeli della Parrocchia, agli amici e alle autorita’, in una solenne e commovente cerimonia, il nuovo Parroco Don Nicola Pascazio riceve il possesso canonico dalle mani del Vescovo Ausiliare Mons. Michele Mincuzzi. Il nuovo Parroco fa subito conoscenza con le famiglie e le realta’ del quariere, incontra il personale docente della scuola media ed elementare. Dopo ripetute richieste al Comune vengono rimossi i residui calcarei che ostruiscono la visuale della Chiesa come una barriera, e viene progettata una strada che dalle palazzine conduce alla Chiesa con illuminazione davanti alla stessa Chiesa. Nell’anno ’68 con la collaborazione dell’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Bari, vengono smantellati i residui della cava di tufi che si trovavano alle spalle della Chiesa e viene realizzato l’attuale campo di calcio. Il muro di cinta e il reticolato metallico vengono realizzato dal sig. Domenico Moretti per una spesa complessiva di L. 7.000.000. Nello stesso anno viene concluso il contratto con la Philips per installare sulla Chiesa ben tre trombe che sostituiscono la piccola campana. Tutto l’impianto viene a costare L. 180.000. Nei giorm22-23-24 marzo segue la Visita Pastorale con la Celebrazione della S. Messa nella quale esorta i fedeli ad un maggior impegno di vita. Nel mese di settembre ’68 arriva in Parrocchia un aiuto per il Parroco: Don Antonio Celentano. Purtroppo a causa della lontananza del domicilio (Sannicandro) la sua presenza in Parrocchia e’ molto limitata.
Dopo circa un anno don Antonio Celentano ottiene dall’Arcivescovo il trasferimento richiesto e si ferma nella Parrocchia di Sannicandro. Al suo posto arriva Don Sebastiano Schiralli, giovane, attivo, intraprendente. La sua opera si sviluppa in Parrocchia soprattutto nel recupero di tanti giovani abbandonati: li segue nel gioco del calcio e poi li tira alla Messa e al Catechismo.
Il 7 ottobre 1970 Don Sebastiano viene trasferito dall’Arcivescovo presso un’altra Parrocchia. Al suo posto giunge come Vice Parroco Don Antonio Bonerba che gia’ aveva collaborato come Diacono nell’anno precedente. Gli viene affidata la cura dei giovani e degli adolescenti e prende anche la guida di una classe di catechismo. Una nuova iniziativa si aggiunge alle altre, Don Antonio, infatti attrezzato di proiettore e registratore, decide di visitare le famiglie che intendono far battezzare i propri figli, e presenta con i genitori, con un filmino, il valore del Battesimo secondo le nuove direttive liturgiche. Da alcuni mesi infatti e’ in vigore il nuovo Rito del Battesimo per i bambini. Le Celebrazioni in Chiesa diventano piu’ fruttuose. In vista della benedizione delle case dell’anno successivo, Don Antonio ha pensato di offrire alle famiglie una statuetta della Mad, onna o del Sacro Cuore; in Parrocchia si costituisce un piccolo laboratorio di immagini sacre in gesso. Tutti i giovani sono impegnati nella confezione di statuette. L’iniziativa risulta ben gradita elle famiglie. Don Antonio visita tutto S. Girolamo e buona parte di Fesca.
Tra i mesi di gennaio e maggio del’76 gli abitanti delle palazzine popolari vengono trasferiti al quartiere S. Paolo e al rione Japiga. Nelle prime settimane di giugno, la fase di trasferimento di circa 400 famiglie e’ conclusa. Molti pianti, abbracci, promesse: in tale circostanza viene preparata una lettera per salutare le famiglie che dopo 18 anni lasciano la loro casa. Il 15 giugno diverse palazzine svuotate vengono occupate da abusivi, i quali riadattano le abitazioni alla men peggio e vi si stabiliscono. Il rione e’ in balia di questi nuovi arrivati che mettono tutto a soqquadro. Di notte vengono asportati i tombini dei pozzi neri e buona parte della cancellata che cinge il terreno della Parrocchia viene rubata!
Il 31 luglio L976 nove famiglie di abusivi, sloggiate con la forza. da una palazzina popolare, sfondano il portone d’ingresso dell’appartamento canonico che la Parrocchia ha fittato al Comune
per uso scuola e ne prendono possesso. A nulla valgono gli interventi della Questura, dei Carabinieri; il Vice Questore Dr. Onorati rinvia il da farsi al lunedi’ successivo, dando la possibilita’ alle famiglie abusive di alloggiare il sabato e la domenica. Gia’ si prevedono le situazioni catastrofiche future. Quando tutto ritornera’ come prima.
Il 16 settembre L976 Mons. Colucci viene in Parrocchia e propone a Don Antonio il trasferimento a Modugno nella Parrocchia S. Agostino; il motivo e’ che la partenza delle 400 famiglie ha diminuito
il lavoro in Parrocchia e urge quindi aiutarne un’altra. Don Antonio Bonerba, dopo sei anni di attivita’, parte, lasciando in tutti il rimpianto della sua opera. Il Parroco e’ consapevole di perdere un valido collaboratore. Il l0 ottobre ’76, partito Don Antonio, lo sostituisce a mezzo servizio Don Giovanni Pedone. Egli viene in Parrocchia tre giorni per settimana: martedi’, sabato e domenica. Le attivita’ della Parrocchia diminuiscono. Perfino il cinema parrocchiale si e’ costretti a chiuderlo! Il problema degli abusivi ostacola le attivita’ parrocchiali e preoccupa enormemente chi le svolge. Fra l’altro I ragazzi scippano le signore che passano o che vengono in Chiesa!
L’Arcivescovo Mons. Ballestrero, da parte sua manifesta la sua grande difficolta’ ad intervenire ed esorta il Parroco ad avere pazienza. La zona di Fesca tende intanto ad ingrandirsi, vi viene inaugurato infatti un complesso con 80 appartamenti, e la presenza del Sacerdote vi e’ quanto mai opportuna. I Padri Francescani collaborano in questa zona solo con la Messa delle 8,30 celebrata nella Cappella di Fesca, il che e’ molto poco; la loro opera si svolge piu’ sul piano sociale che religioso. Nell’ottobre del ’77 Don Giovanni Pedone lascia la Parrocchia. L’Arcivescovo Mons. Ballestrero, lasciatala Diocesi per trasferimento a Torino, affida a Don Giovanni, prima di partire, l’incarico di formare la Commissione per il mondo del lavoro.
Egli non si distacca del tutto dalla Parrocchia, ma si impegna a celebrare soltanto la Messa domenicale del fanciullo. La Parrocchia rimane senza Vice Parroco! Le associazione diminuiscono sempre piu’ fino a scomparire. In questo clima, l’unico conforto per il Parroco rimane il gruppo dei Catechisti che risulta abbastanza efficiente e che inizia il lavoro per il nuovo anno catechistico con i bambini. Nel marzo del ’78, dopo alcuni mesi di attesa, giunge a Bari come nuovo Arcivescovo: l’Abate di Noci, Mons. Mariano Magrassi. Sembra che la sua opera servira’ a rinnovare la vita della Diocesi. Intanto la presenza degli abusivi continua a preoccupare il Parroco che si trova costretto a coprire una eccedenza di acqua per la somma di L. 500.000, a causa dei continui allagamenti e degli sprechi della gente incivile che occupa i locali della Parrocchia. Il Parroco e’ davvero stanco. Il 30 settembre 1979 l’Arcivescovo Mons. Mariano Magrassi, in una solenne celebrazione, affida la cura pastorale della comunita’ di S. Girolamo al Sac. Antonio Bonerba, che dal 1970 fino al’76 ha svolto il Ministero Pastorale presso questa Parrocchia in qualita’ di vice Parroco. La comunita’ parrocchiale e’ ancora grata al parroco precedente, Don Nicola Pascazio, trasferito nella Parrocchia di S. Paolo in Bari. Dopo il primo impatto con la realta’ parrocchiale e con il peso di questa responsabilita’, il nuovo Parroco, consapevole della situazione sociale e religiosa del quartiere, si impegna a dare maggiore impulso alla Preghiera privata e comunitaria, e maggiore funzionalita’ alle strutture. Modifica infatti le porte d’ingresso della Chiesa. le porte interne degli ambienti parrocchiali e trasferisce la Sacrestia nella stanza dietro l’altare; il tutto serve a favorire ordine. decoro e maggiore rispetto del Sacro. Sul frontale dell’ingresso della Chiesa Parrocchiale, viene posta l’insegna della parrocchia. Sul tetto della Chiesa viene innalzata una Croce luminosa, che e’ vista da tutto il quartiere. Viene rinnovato l’impianto di amplificazione, per poter far giungere elettricamente il suono delle campane e di melodie religiose in tutto il quartiere; viene inoltre pitturato quasi per intero il complesso parrocchiale. La Chiesa parrocchiale incomincia cosi’ ad essere un dignitoso luogo di preghiera e di raccoglimento. Il Parroco pone nell’atrio della Chiesa la scritta “La Chiesa e’ casa di preghiera”. Il 26 settembre 1980, dopo quattro anni, le nove famiglie abusive che occupavano i locali parrocchiali (casa canonica) dati in fitto al Comune di Bari, vengono trasferite nelle nuove Case Popolari del quartiere S. Paolo. I locali vengono dichiarati inagibili ed ha inizio la lunga attesa per le riparazioni da farsi da parte del Comune. L’ambiente parrocchiale e’ piu’ sereno. Nello stesso periodo viene asportato, dal recinto attiguo alla Chiesa, il materiale di scarico e di rifiuto accumulatosi nel periodo della ristrutturazione delle palazzine popolari; cio’ migliora la situazione igienica nella zona vicina alla Chiesa. Viene affrontato dal Parroco anche il problema dell’illuminazione sul piazzale parrocchiale. Infatti le luci mancano, e percio’ e’ pericoloso venire in Chiesa la sera; il Parroco, con i suoi collaboratori, provvede ad installare delle plafoniere a neon e due riflettori esterni per illuminare, almeno in parte, le vie di accesso agli ambienti parrocchiali.
Il Parroco, vista la scarsa partecipazione alla Messa domenicale delle ore 7,30, decide di sopprimerla. Dopo qualche mese viene introdotta a via sperimentale la Messa delle ore 8,00. Tale ora trova il favore di molti adulti che pian piano partecipano piu’ numerosi a tale celebrazione. Domenicale delle ore 18,30, per scarsa partecipazione dei fedeli; le Messe dei giorni festivi si celebrano alle ore 8,00 per le famiglie, alle ore 9,30 per i fanciulli, alle 11,00 per i giovani, i gruppi, i collaboratori e i battezzando.
Il parroco per animare la Liturgia decide di stampare, con ciclostile, dei libretti di canti per uso interno da distribuire ai fedeli. per l’animazione musicale, preziosa e’ la collaborazione del Sac. Franco Villani che prestala sua opera pastorale il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Egli, essendo impegnato nello studio personale e appartenendo ad altra diocesi (Ruvo-Bitonto), non e’ disponibile per altri impegni pastorali parrocchiali. Il Parroco provvede poi a rinnovare i banchi della chiesa ridotti in pessimo stato. Alcuni collaboratori lo spingono a dare il consenso per la costruzione di banchi a stile rustico presso un falegname locale, che ha gia’ fornito banchi alla Parrocchia di S. Enrico.
Il Parroco apre una sottoscrizione per coprire le spese e la generosita’ dei fedeli non viene a mancare. In pochi mesi i banchi sono completati e le celebrazioni vengono seguite piu’ comodamente.
Nei giorni 2l-22-23-24 novembre 1980 segue la visita Pastorale dell’Arcivescovo Mons. Mariano Magrassi, il quale ha la possibilita’ di visitare le varie realta’ del quartiere e di capire i problemi presenti. Il Vescovo e’ molto compiaciuto delle molte iniziative del parroco da solo alcune mete da raggiungere sul piano pastorale: la corresponsabilizzazione dei laici, il maggior impulso alla catechesi biblica, la costituzione dei gruppi “post cresima”, di un piccolo gruppo “Charitas” e di un gruppo liturgico Nei mesi di marzo-aprile il Parroco cambia gli infissi delle finestre rendendo la loro apertura piu’ agevole, contemporaneamente rafforza l’aper[ura degli infissi della Chiesa e ne cambia i vetri.
L’anno successivo, nell’81, per rendere piu’ accogliente l’ufficio parrocchiale, il Parroco cambia l’arredamento, acquistando anche degli armadi moderni da ufficio per meglio custodire i documenti e le pratiche parrocchiali. Nel mese di giugno dell’82 si decide di acquistare un organo nuovo piu’ moderno, sostituendo cosi’ il vecchio Armonium mal funzionante. In una celebrazione da lui presieduta Mons. Magrassi benedice il nuovo organo Anche in questa circostanza il Parroco apre una Sottoscrizione, ma i fedeli ,.on .attribuiscono adeguatamente con le loro offerte. Il Parroco, tuttavia con tanti sacrificio provvede nei mesi successivi a saldare il debito. Le celebrazioni liturgiche diventano piu’ armoniose con il sostegno e l’accompagnamento del nuovo strumento musicale. nel nuovo anno pastorale il Parroco assicura l’accompagnamento dell’organo nelle celebrazioni domenicali delle ore 8 e 9,30. Nell’anno 1983 il Papa Giovanni Paolo II indice l’Anno Santo della Redenzione, e in tale occasione, il Venerdi’ Santo viene innalzata nel piazzale antistante la Chiesa parrocchiale un’imponente Croce artistica, preparata dal Sig. Michele Toto per celebrare l’Anno Santo. Le opere murarie sono realizzate dal sig. Pasquale Colletta. Il Parroco in tale circostanza celebra la liturgia della Passione del Venerdi’ Santo alle ore 15,00. La partecipazione dei fedeli, pero’, e’ molto scarsa; in serata viene effettuatala tradizionale Via Crucis per le vie esterne che circondano la Chiesa e viene scoperta la nuova Croce che domina il piazzale parrocchiale. Nei mesi di luglio, agosto e settembre dell’anno ’84, vengono ristrutturati i locali parrocchiali perché le stanze, essendo intercomunicanti, non favoriscono un normale svolgimento delle attivita’ parrocchiali. Il Parroco, apportando delle modifiche, rende le stanze autonome, creando un piccolo corridoio per poter accedere singolarmente a ciascuna di esse. L’opera e’ realizzata a prezzo molto ridotto dal sig. Pasquale Colletta, che effettua personalmente i lavori. In tale occasione vengono anche rinnovate le porte delle stanze parrocchiali. In tal modo migliora il cammino della Comunita’ Neocatecumenale gia’ sorta nella Pasqua dell’8l su proposta del Parroco, che ne diventa guida Spirituale. Nell’anno ’86 cominciano i lavori a cura della Regione per l’intera copertura, con guaina, del tetto della Parrocchia, che da tempo presenta continue infiltrazioni di acqua Nei mesi di maggio-giugno nasce in Parrocchia il gruppi Scouts che coinvolge molti bambini e genitori’ In occasione dei festeggiamenti di s. Girolamo a settembre dell’86 viene rinnovato in Chiesa l’impianto di amplificazione dei microfoni con l’apporto di quattro altoparlanti, per favorire una maggiore partecipazione alle celebrazioni migliorando l’ascolto delle S. Scritture. Il 30 settembre dell’86, durante la concelebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Ausiliare Mons. Domenico Padovano, ricevono il Mandato 19 Catechisti e 9 Ministri Straordinari della S. Comunione. I nuovi ministri straordinari si adoperano subito nel loro servizio per la S. Comunione agli ammalati.
Il lo venerdi’ del mese il Parroco li visita abitualmente, e in tale circostanza, per chi lo richiede, amministra il Sacramento della Riconciliazione. Nell’anno 1987 il Papa Giovanni Paolo II con la pubblicazione dell’Enciclica “Redemptoris Mater”, indice l’Anno Mariano. Nel mese di maggio, nel cortile attiguo alla Chiesa, viene costruita una grotta dedicata alla Vergine Maria. L’opera e’ realizzata dal sig. Michele Toto con la collaborazione di alcuni parrocchiani. L’ultima domenica di maggio, viene effettuata una processione per le vie che circondano la Chiesa, con la recita del S. Rosario. La processione termina davanti alla grotta, e in tale circostanza ne viene data la benedizione e si compie l’Atto di Affidamento della Parrocchia alla Madonna. Il 6 giugno dello stesso anno, con la festa della Pentecoste, il Papa apre ufficialmente l’Anno Mariano, in Parrocchia viene celebrata una solenne Veglia di Pentecoste, e il Parroco fa precedere la Celebrazione con il Rito di presentazione dei Gruppi Parrocchiali nel cortile della grotta della Madonna di Lourdes dinanzi ad un grande fuoco, segno dello Spirito Santo. Nel mese di agosto arriva in Parrocchia un nuovo Sacerdote, collaboratore del Parroco, nella persona di Don Giacomo Simone, proveniente da Sannicandro. Nel mese di ottobre dello stesso anno viene effettuata una processione con fiaccole, per benedire le nuove statue della Madonna di Lourdes e di Santa Bernardetta da porsi nella grotta dedicata alla Vergine. Un buon numero di fedeli partecipa alla Celebrazione seguita dalla processione che si svolge con grande devozione. In tale circostanza il Parroco rinnova il cancello di accesso al cortile della Madonna e vi pone la scritta “AVE MARIA” per invitare i fedeli a soffermarsi dinanzi alla grotta della Vergine. Nei mesi successivi, in seguito ad un furto in Parrocchia, il Parroco fa installare dei cancelli esterni alle finestre della Parrocchia ed una nuova porta in anticorodal sul balconcino del cortile interno. Le attivita’ pastorali procedono con maggior impegno nel nuovo anno con l’aiuto del Vice Parroco.
Nel mese di dicembre, dopo una serie di Catechesi, nasce la seconda Comunita’ Neocatecumenale che ha come guida Spirituale Don Giacomo. Nei primi mesi del nuovo anno ’88 nasce in Parrocchia il Circolo A.N.S.P.I. per dare un’organizzazione ad alcuni parrocchiani che si dedicano alle attivita’ sportive e sociali. Nel mese di aprile, dopo Pasqua, Don Giacomo visita le famiglie del quartiere per ‘nla benedizione delle case”. La gente e’ contenta di ricevere il sacerdote, il quale coglie l’occasione per invitare i parrocchiani a collaborare e ad impegnarsi alle attivita’ parrocchiali. Molta gente infatti e’ lontana dalla Chiesa e non partecipa neppure alle celebrazioni festive! una notizia colma di gioia il Parroco e l’intera comunita’ parrocchiale: il Comune in data 13 maggio ’88 consegna il “Mandato di pagamento” per la riparazione dei danni arrecati ai locali della Casa Canonica degli sfrattati. Finalmente termina la lunga ed interminabile serie di implorazioni unite alla speranza di poter rendere agibili i locali parrocchiali che da 12 anni si trovano in uno stato di abbandono e’ al a.- perimento progressivo. Quanto prima dunque inizieranno i lavori di ristrutturazione dei locali della Canonica.
Lettera di don Vito Diana alle autorità 20 aprile 1963
Bari 20 aprile 1963
ECCELLENZA REV.MA, AUTORITA’ e AMICI qui convenuti.
E’ difficile per me prendere la parola. I sentimenti si affollano nel mio cuore e non so piu’ quale discernere migliore dell’altro. Gioia, ringraziamento, preoccupazione e paura, si alternano esame della mia coscienza.
Se guardo al passato, a questi primi 5 anni di lavoro in mezzo ai fedeli della mia parrocchia, ecco che l’animo si apre al ringraziamento del Signore per il cammino percorso da quel non lontano 15 giugno 1958, giorno in cui V. Ecc. Rev.ma mi concesse ore e l’onere del possesso canonico di questa parrocchia nello stabile di Via Ritelli, 7, nella chiesa garage.
Se invece guardo al cammino da percorrere, agli ostacoli da rare, ecco che preoccupazione e paura prendono il posto dei sentimenti di prima; preoccupazione di non lasciare nulla di intentato per raggiungere la meta, paura della solitudine, tante volte accompagna di lavoro in questi anni trascorsi.
Solitudine, cioe’ coscienza di essere a volte il solo a sentire il So dei gravissimi problemi che affliggono questa parrocchia di Girolamo; grandi problemi, di fronte ai quali tante volte ho mito la mia capacita’, e non parlo per umilta’, della sola incapacita’ reale; ma, lo esperimento ogni giorno, di quella fisica, di poter -are cioe’ il tempo e lo spazio mentale per ogni cosa.
La solitudine e’ il peggior nemico per chiunque voglia realizzare un’opera, ed io purtroppo, nonostante le tante mie pochezze, io chiamato dalla Provvidenza ad essere un realizzatore.
Non vi e’ ombra di presunzione in questa mia storiella della solitudine: facciamo parlare i fatti: cosa e’ stato fatto per andare incontro ai gravissimi problemi dei rioni di S. Girolamo e Fesca? Veramente poco. Non oso alzare lo sguardo da questo foglio per non sentirmi colpevole della contrarieta’ e chissa’ del disappunto, forse sorto sul volto delle illustri Autorita’ qui presenti, che vanno e certamente ripensando alla bitumazione delle nostre strade, ai vari allacciamenti idrici, alla rete telefonica, all’ufficio postale, alla delegazione comunale, ai vari plessi scolastici aggiunti all’unico originale e alle tante altre ottime cose realizzate in questi anni. Onorevoli e stimatissime Autorita’; un parroco si interessa anche di queste cose, come io faccio (lo sanno gli usci dei Vostri uffici), ma non sono questi i problemi di cui io parlo; una parrocchia, un rione ancor prima di pietre e di strade, e’ fatto di anime.
Di San Girolamo si parla sempre male; ovunque io vada: negli uffici, nei filobus, per le strade, incontrando gente sconosciuta, basta che io mi qualifichi come il parroco di S. Girolamo, per sentire le frasi che tanto mi sono venute in odio: “S. Girolamo? – Padre Vi hanno buttato li’ dietro a Voi?” “Li’ dietro c’e’ una razza! ed il nome dell’ex Cortile Speranza sembra diventato lo spauracchio della citta’ intera, simbolo di gente irredente e irredimibile.
Tutto cio’ era inevitabile, considerate le promesse e le origini di questi quartieri formati con gente raccogliticcia, qui ammassata e socialmente abbandonata a se’ stessa. 7.000 anime, ammassate, (e’ il caso di ripetere il verbo), in appena circa 800 famiglie; oltre 2000 bambini dai zero ai 10 anni, con una media di 6/7 figli per cellula familiare, rinchiusi in un massimo di tre piccoli vani. 4 laureati, 2 insegnanti elementari, 6/7 rappresentanti di commercio, 20/22 impiegati, da 30 a 40 uscieri o bidelli ecc.. E circa 700 operai in una maggioranza manovali: ecco le nostre statistiche. Permettetemi di esaminare soltanto superficialmente il problema dei bambini: 200 nati all’anno in media e circa 1000 iscritti alla scuola elementare fanno un totale di oltre 2000 bambini.
Attualmente, (lo sa benissimo l’Ill.mo Sig. Provveditore degli Studi), la popolazione scolastica delle scuole medie di Bari assomma circa 20.000 unita’. Di questa impressionante massa di alunni, un decimo, dico un decimo e piu’, potenzialmente a S. Girolamo e Fesca dunque distribuita su una superficie capace a contenere tutti insieme diversi dei piu’ grandi quartieri cittadini. S. Girolamo e Fesca dunque possono considerarsi in un certo senso il vivaio di Bari.
Ma cosa ha fatto la citta’ per l’educazione sociale del suo vivaio? Poco. Non asili sufficienti, non colonie per tutti, non scuole idonee, soprattutto nessun centro di educazione extra-scolastica, di avviamento al lavoro, di sport collettivo; di ricreazione, che tolgano questi nostri teneri germogli dalla strada, dal turpiloquio, dall’antigene, dal gioco dei soldi. 2.000 bambini! Ma sapete di cosa sono capaci 2.000 bambini? Sono capaci di mettere in fuga una potente escavatrice di 70 C.V. e sei enormi camions, come e’ avvenuto qui in questo spiazzo mercoledi’ 17 aprile a mezzogiorno; e a pietre. Sono capaci di rubare, di farsi male; e qui non passa settimana, me lo comunica l’amico Maresciallo dei Carabinieri, senza che qualcuno non prenda la strada dell’Istituto Fornelli. Io qui purtroppo sono dalla situazione costretto a fare pochissimo il parroco e tanto l’assistente sociale.
Allo stato attuale delle cose io, il parroco di questa gente, so di potere e dovere testimoniare che il nostro quartiere non e’ pieno di cattivi soggetti.
Per poche centinaia di persone dalla fedina penale macchiata per reati comuni, non e’ giusto che altre migliaia e migliaia siano accumulate ad esse nel giudizio. Ma qui la situazione peggiorera’ col trascorrere degli anni se non si sara’ posto rimedio alla cattiva educazione di questi piccoli, sospinti sulla strada, a volte dalle stesse mamme, impossibilitate a rigovernare una casa di venti metri quadrati con IO pupattoli fra i piedi.
I nostri ragazzi non frequentano la scuola d’obbligo post-elementare, perche’ non ne hanno i mezzi. Eppure gli obbligati sono oltre 500. Perche’ non si costruisce sul posto un avviamento professionale? Perche’ non qui corsi di riqualificazione? Bisogna soprattutto risolvere la questione del tempo extrascolastico. E questo, il problema dei piccoli; che dire, sempre sul piano del risanamento sociale, dei tanti altri che riguardano gli adulti? Io chiedo percio’ a voi Onorevoli Autorita’ una tavola rotonda per i quartieri di S. Girolamo e Fesca, per gettare le basi della risoluzione dei loro problemi sociali.
Ed ecco che oggi abbiamo posto la prima pietra della Chiesa parrocchiale. Perche’ mi domanderete? Perche’ una chiesa e non un’altra opera? Perche’ la chiesa (nella provvisoria la domenica a volte alla Messa del fanciullo, sono tanti che non ci stanno piu’); perche’ e’ la prima fra le opere sociali e’ l’unico luogo dove si possa riunirli tutti per dir loro una parola buona; e’ l’unica cosa la cui visione risvegliera’ quel senso religioso che al fondo di ogni animo umano e specialmente giovanile, non si spegne mai. Senso religioso che unico, visto l’attuale stato di scarsa assistenza sociale, puo’ salvarli.
Eccellenza, Autorita’, amici: e’ soprattutto per i bambini, che io indirizzo ogni mio sforzo. Io non ho soldi per fare la chiesa, ma sono certo che la chiesa si fara’, S. Girolamo ci aiutera’ – sono certo, come lo erano Don Pasquale Uva, Don Guanella e San Giovanni Bosco all’inizio delle loro opere; anche qui il binomio si ripete: un prete e la divina Provvidenza alleati per realizzare la Casa di Dio; e’ vero che questo prete non e’ santo come quelli, e allora vuol dire che la Divina Bonta’ supplira’ in maniera maggiore di quanto fece con gli altri suoi allegati.
I contributi, le offerte faranno la Chiesa. In maniera speciale vi e’ bisogno di aiuto in questi primi momenti: la particolare architettura di questo tempio infatti, pur nella giusta moderazione suggerita dalla commissione Diocesana di arte sacra, presieduta dal Rev.mo Mons. Schino e da quella edilizia comunale, diretta dallo stim.mo Ing. Assessore Pasquale Gerardi, risulta particolarmente ardita nella concezione dell’ottimo Architetto Sig.na Antonietta Navarra e quindi nella struttura calcolata dall’Ing. Gerardo Avallone con la collaborazione degli amici Ingg. Bolognisi, De Salvia e Romanazzi, e richiede che la realizzazione, che sara’ curata dal carissimo Ing. Pino Vailati che da cinque anni con passione, calore e disinteresse, per la sua competenza, lavora qui al mio fianco, la particolare architettura di questo tempio, dicevo, richiede, che la realizzazione dei pilastri, a cerniera, e della copertura siano eseguiti in un’unica gettata di cemento armato. Questo significa, mi dicono i tecnici, che e’ necessario eseguire il legname carpentierato l’intera forma della struttura, di sostenerla con una foresta di tubi dalmine; significa percio’ che occorre avere trenta milioni pronti, soltanto per l’esecuzione dello strutturato. Non possiamo quindi qui adottare il classico sistema di un pilastro per volta e di tufo sopra tufo. Io percio’ ho bisogno subito di quei trenta milioni, e penso gia’ di averli, secondo una frase del cardinale Mimmi di compianta memoria, nelle Vostre tasche.
Non ho altro da aggiungere. Ho parlato con franchezza, non rimpiango una parola di quello che ho detto, almeno quanto alla sostanza; ho parlato con la franchezza di chi sa di avere tutto da guadagnare e nulla da perdere; perche’ Vi assicuro essere la mia una poltrona che non auguro a nessuno: e’ la poltrona del parroco dei poveri, del parroco di 2000 bambini, del parroco di S. Girolamo, poltrona che sono pronto a cambiare con qualsiasi altra in qualunque momento; ma per la quale chiedo al Signore, alla B. V.M. e a S. Girolamo la grazia di farmi degno di conservarla sino all’estremo delle forze, quale anticipo di quel premio, mercede e corona che da Lui mi aspetto nel Paradiso benedetto.
Il Parroco
Sac. Don Vito Diana
Bari 20 aprile 1963
ECCELLENZA REV.MA, AUTORITA’ e AMICI qui convenuti.
E’ difficile per me prendere la parola. I sentimenti si affollano nel mio cuore e non so piu’ quale discernere migliore dell’altro. Gioia, ringraziamento, preoccupazione e paura, si alternano esame della mia coscienza.
Se guardo al passato, a questi primi 5 anni di lavoro in mezzo ai fedeli della mia parrocchia, ecco che l’animo si apre al ringraziamento del Signore per il cammino percorso da quel non lontano 15 giugno 1958, giorno in cui V. Ecc. Rev.ma mi concesse ore e l’onere del possesso canonico di questa parrocchia nello stabile di Via Ritelli, 7, nella chiesa garage.
Se invece guardo al cammino da percorrere, agli ostacoli da rare, ecco che preoccupazione e paura prendono il posto dei sentimenti di prima; preoccupazione di non lasciare nulla di intentato per raggiungere la meta, paura della solitudine, tante volte accompagna di lavoro in questi anni trascorsi.
Solitudine, cioe’ coscienza di essere a volte il solo a sentire il So dei gravissimi problemi che affliggono questa parrocchia di Girolamo; grandi problemi, di fronte ai quali tante volte ho mito la mia capacita’, e non parlo per umilta’, della sola incapacita’ reale; ma, lo esperimento ogni giorno, di quella fisica, di poter -are cioe’ il tempo e lo spazio mentale per ogni cosa.
La solitudine e’ il peggior nemico per chiunque voglia realizzare un’opera, ed io purtroppo, nonostante le tante mie pochezze, io chiamato dalla Provvidenza ad essere un realizzatore.
Non vi e’ ombra di presunzione in questa mia storiella della solitudine: facciamo parlare i fatti: cosa e’ stato fatto per andare incontro ai gravissimi problemi dei rioni di S. Girolamo e Fesca? Veramente poco. Non oso alzare lo sguardo da questo foglio per non sentirmi colpevole della contrarieta’ e chissa’ del disappunto, forse sorto sul volto delle illustri Autorita’ qui presenti, che vanno e certamente ripensando alla bitumazione delle nostre strade, ai vari allacciamenti idrici, alla rete telefonica, all’ufficio postale, alla delegazione comunale, ai vari plessi scolastici aggiunti all’unico originale e alle tante altre ottime cose realizzate in questi anni. Onorevoli e stimatissime Autorita’; un parroco si interessa anche di queste cose, come io faccio (lo sanno gli usci dei Vostri uffici), ma non sono questi i problemi di cui io parlo; una parrocchia, un rione ancor prima di pietre e di strade, e’ fatto di anime.
Di San Girolamo si parla sempre male; ovunque io vada: negli uffici, nei filobus, per le strade, incontrando gente sconosciuta, basta che io mi qualifichi come il parroco di S. Girolamo, per sentire le frasi che tanto mi sono venute in odio: “S. Girolamo? – Padre Vi hanno buttato li’ dietro a Voi?” “Li’ dietro c’e’ una razza! ed il nome dell’ex Cortile Speranza sembra diventato lo spauracchio della citta’ intera, simbolo di gente irredente e irredimibile.
Tutto cio’ era inevitabile, considerate le promesse e le origini di questi quartieri formati con gente raccogliticcia, qui ammassata e socialmente abbandonata a se’ stessa. 7.000 anime, ammassate, (e’ il caso di ripetere il verbo), in appena circa 800 famiglie; oltre 2000 bambini dai zero ai 10 anni, con una media di 6/7 figli per cellula familiare, rinchiusi in un massimo di tre piccoli vani. 4 laureati, 2 insegnanti elementari, 6/7 rappresentanti di commercio, 20/22 impiegati, da 30 a 40 uscieri o bidelli ecc.. E circa 700 operai in una maggioranza manovali: ecco le nostre statistiche. Permettetemi di esaminare soltanto superficialmente il problema dei bambini: 200 nati all’anno in media e circa 1000 iscritti alla scuola elementare fanno un totale di oltre 2000 bambini.
Attualmente, (lo sa benissimo l’Ill.mo Sig. Provveditore degli Studi), la popolazione scolastica delle scuole medie di Bari assomma circa 20.000 unita’. Di questa impressionante massa di alunni, un decimo, dico un decimo e piu’, potenzialmente a S. Girolamo e Fesca dunque distribuita su una superficie capace a contenere tutti insieme diversi dei piu’ grandi quartieri cittadini. S. Girolamo e Fesca dunque possono considerarsi in un certo senso il vivaio di Bari.
Ma cosa ha fatto la citta’ per l’educazione sociale del suo vivaio? Poco. Non asili sufficienti, non colonie per tutti, non scuole idonee, soprattutto nessun centro di educazione extra-scolastica, di avviamento al lavoro, di sport collettivo; di ricreazione, che tolgano questi nostri teneri germogli dalla strada, dal turpiloquio, dall’antigene, dal gioco dei soldi. 2.000 bambini! Ma sapete di cosa sono capaci 2.000 bambini? Sono capaci di mettere in fuga una potente escavatrice di 70 C.V. e sei enormi camions, come e’ avvenuto qui in questo spiazzo mercoledi’ 17 aprile a mezzogiorno; e a pietre. Sono capaci di rubare, di farsi male; e qui non passa settimana, me lo comunica l’amico Maresciallo dei Carabinieri, senza che qualcuno non prenda la strada dell’Istituto Fornelli. Io qui purtroppo sono dalla situazione costretto a fare pochissimo il parroco e tanto l’assistente sociale.
Allo stato attuale delle cose io, il parroco di questa gente, so di potere e dovere testimoniare che il nostro quartiere non e’ pieno di cattivi soggetti.
Per poche centinaia di persone dalla fedina penale macchiata per reati comuni, non e’ giusto che altre migliaia e migliaia siano accumulate ad esse nel giudizio. Ma qui la situazione peggiorera’ col trascorrere degli anni se non si sara’ posto rimedio alla cattiva educazione di questi piccoli, sospinti sulla strada, a volte dalle stesse mamme, impossibilitate a rigovernare una casa di venti metri quadrati con IO pupattoli fra i piedi.
I nostri ragazzi non frequentano la scuola d’obbligo post-elementare, perche’ non ne hanno i mezzi. Eppure gli obbligati sono oltre 500. Perche’ non si costruisce sul posto un avviamento professionale? Perche’ non qui corsi di riqualificazione? Bisogna soprattutto risolvere la questione del tempo extrascolastico. E questo, il problema dei piccoli; che dire, sempre sul piano del risanamento sociale, dei tanti altri che riguardano gli adulti? Io chiedo percio’ a voi Onorevoli Autorita’ una tavola rotonda per i quartieri di S. Girolamo e Fesca, per gettare le basi della risoluzione dei loro problemi sociali.
Ed ecco che oggi abbiamo posto la prima pietra della Chiesa parrocchiale. Perche’ mi domanderete? Perche’ una chiesa e non un’altra opera? Perche’ la chiesa (nella provvisoria la domenica a volte alla Messa del fanciullo, sono tanti che non ci stanno piu’); perche’ e’ la prima fra le opere sociali e’ l’unico luogo dove si possa riunirli tutti per dir loro una parola buona; e’ l’unica cosa la cui visione risvegliera’ quel senso religioso che al fondo di ogni animo umano e specialmente giovanile, non si spegne mai. Senso religioso che unico, visto l’attuale stato di scarsa assistenza sociale, puo’ salvarli.
Eccellenza, Autorita’, amici: e’ soprattutto per i bambini, che io indirizzo ogni mio sforzo. Io non ho soldi per fare la chiesa, ma sono certo che la chiesa si fara’, S. Girolamo ci aiutera’ – sono certo, come lo erano Don Pasquale Uva, Don Guanella e San Giovanni Bosco all’inizio delle loro opere; anche qui il binomio si ripete: un prete e la divina Provvidenza alleati per realizzare la Casa di Dio; e’ vero che questo prete non e’ santo come quelli, e allora vuol dire che la Divina Bonta’ supplira’ in maniera maggiore di quanto fece con gli altri suoi allegati.
I contributi, le offerte faranno la Chiesa. In maniera speciale vi e’ bisogno di aiuto in questi primi momenti: la particolare architettura di questo tempio infatti, pur nella giusta moderazione suggerita dalla commissione Diocesana di arte sacra, presieduta dal Rev.mo Mons. Schino e da quella edilizia comunale, diretta dallo stim.mo Ing. Assessore Pasquale Gerardi, risulta particolarmente ardita nella concezione dell’ottimo Architetto Sig.na Antonietta Navarra e quindi nella struttura calcolata dall’Ing. Gerardo Avallone con la collaborazione degli amici Ingg. Bolognisi, De Salvia e Romanazzi, e richiede che la realizzazione, che sara’ curata dal carissimo Ing. Pino Vailati che da cinque anni con passione, calore e disinteresse, per la sua competenza, lavora qui al mio fianco, la particolare architettura di questo tempio, dicevo, richiede, che la realizzazione dei pilastri, a cerniera, e della copertura siano eseguiti in un’unica gettata di cemento armato. Questo significa, mi dicono i tecnici, che e’ necessario eseguire il legname carpentierato l’intera forma della struttura, di sostenerla con una foresta di tubi dalmine; significa percio’ che occorre avere trenta milioni pronti, soltanto per l’esecuzione dello strutturato. Non possiamo quindi qui adottare il classico sistema di un pilastro per volta e di tufo sopra tufo. Io percio’ ho bisogno subito di quei trenta milioni, e penso gia’ di averli, secondo una frase del cardinale Mimmi di compianta memoria, nelle Vostre tasche.
Non ho altro da aggiungere. Ho parlato con franchezza, non rimpiango una parola di quello che ho detto, almeno quanto alla sostanza; ho parlato con la franchezza di chi sa di avere tutto da guadagnare e nulla da perdere; perche’ Vi assicuro essere la mia una poltrona che non auguro a nessuno: e’ la poltrona del parroco dei poveri, del parroco di 2000 bambini, del parroco di S. Girolamo, poltrona che sono pronto a cambiare con qualsiasi altra in qualunque momento; ma per la quale chiedo al Signore, alla B. V.M. e a S. Girolamo la grazia di farmi degno di conservarla sino all’estremo delle forze, quale anticipo di quel premio, mercede e corona che da Lui mi aspetto nel Paradiso benedetto.
Il Parroco
Sac. Don Vito Diana